Una storia che parte da lontano

Art Ingels è un nome forse ancora troppo poco conosciuto, anche agli appassionati di motori. Eppure, senza di lui la storia del go-kart sarebbe diversa e per molti aspetti, impossibile stabilire come. Possiamo star certi che sarebbe cominciata in tempi e luoghi diversi, secondo modalità differenti. Per nostra fortuna Art Ingels è esistito e nell’estate del 1956 è un meccanico presso la Kurtis Kraft. La Kurtis craft company è una società con sede a Glendale, sobborgo di Los Angeles, noto ai più per essere la sede dei Walt Disney Studios. Alla Kurtis non si creano film da sogno, bensì vetture da sogno: le auto da corsa destinate al circuito di Indianapolis.  Non lontano da lui vive e lavora l’amico Lou Borrelli, impiegato in una società petrolifera. È insieme a Lou, che Art troverà il modo di reinventare qualcosa che ha tra le mani tutti i giorni e per creare un mezzo da corsa tutta nuovo.

Estate, 1956

Siamo nell’agosto del 56 e l’avventura delle avventure comincia lì: in una città californiana il primo go-kart al mondo viene finalmente alla luce. Nel suo garage di Echo Park, Ingles ha un’idea. Grazie a degli attrezzi a sua disposizione Art Ingels assembla un telaio fatto di tubi d’acciaio. Si è messo in testa che è ora di creare un mezzo piccolo, leggero, in grado di sostenere il peso di passeggeri adulti. Il design è quindi chiaro, nella sua mente, ma per tradurlo in realtà arriva l’amico Lou Borrelli. E’ lui che monta il motore di un tosaerba sul cart. Si tratta di un West band 750 84 cc prodotto dalla casa McCulloch: una volta sistemato sul telaio Art Ingels e il suo amico Borrelli danno vita al primo prototipo di cart della storia. E proprio grazie a un motore difettoso!

Un motore resuscitato

La Mc Culloch era un’azienda nota per le sue motoseghe, ma un difetto di fabbricazione aveva costretto presto Mc Culloch a ritirare i suoi tosaerba dal mercato. Nei mesi successivi all’invenzione di Art Ingels e Lou Borelli, i motori West Bend dei tosaerba difettosi trovano rapidamente una nuova vita, resuscitati dalla febbre dei go-kart e richiesti da vari costruttori artigianali. Per frenare, il kart Ingels-Borelli è dotato di una leva sul lato destro. Tirando la leva si fa ruotare una pastiglia contro un disco saldato al cerchio posteriore destro. Ad ogni modo, i primissimi tentativi su strada non sono risolutivi. Ingels decide di mettersi alla guida, ma per il suo peso il mezzo non spinge abbastanza per affrontare la salita. Borrelli è più fortunato: grazie a una corporatura meno possente, riesce a raggiungere la cima della collina. Questo primissimo successo incoraggia i due test successivi.

Dai parcheggi alle piste

Nella sterminata contea di Los Angeles, Art Ingels e Lou Borrelli hanno modo di testare il loro prototipo più volte. Dopo vari test finalmente trovano l’occasione giusta perché finalmente anche gli altri si accorgano di questo nuovo mezzo. Nell’autunno del 1956 presentano il go kart a Pomona ed è un successo immediato. Tra i tanti colpiti e affascinati dalle potenzialità del go kart c’è Duffy Livingston. Lui, come tanti altri, è incuriosito al punto da volerlo provare. Non ci sono però circuiti adatti e quindi le prime corse su kart si svolgono nei parcheggi e in prossimità dei grandi magazzini. L’idea funziona, e si sparge in fretta la voce, perché sono luoghi affollati e frequentati da persone di tutti i tipi. Sono però gli anni Cinquanta, quelli di gioventù bruciata, e la polizia di Los Angeles decide di dare un giro di vite alle corse.

Il RoseBowl e la via verso il successo

C’è bisogno di trovare – e in fretta – una location che si presti allo scopo. Per fortuna di Art Ingels e di tutti gli appassionati nella grande area metropolitana ce n’è una a portata di mano. Si diffonde la voce che la polizia di Pasadena non è così rigida e fortuna vuole che intorno al famoso Rose Bowl stadium si trovi un parcheggio ideale per le corse. Nonostante Art Ingels e Lou Borelli siano i primi a costruire kart completi per il pubblico la prima, vera produzione in serie avviene quando subentrano altri costruttori. Saranno costoro a produrre un numero sufficiente di kart destinato a soddisfare un numero sempre crescente di appassionati di corse e di entusiasti.

Hobby sì, ma anche lavoro

Duffy Livingston è presente a Pomona, al battesimo del prototipo di Ingels. Dal primo giorno è un ammiratore dei kart di Ingels e, dopo vari tentativi, ottiene la sua benedizione per produrre il proprio modello. Lo stesso fa il socio d’affari di Livingston, Roy Desbrow. Con l’aumento della domanda di kart prefabbricati, i due si uniscono a Bill Rowles, uno dei loro migliori clienti, per creare la Go Kart Manufacturing Co. Il Go Kart 400 racer è il primo modello prodotto. Alla fine degli anni Cinquanta, un kart veniva venduto a 129,50 dollari, che equivalgono a oltre 1.000 dollari di oggi. Il successo è tale che Ingels lascia la Kurtis Kraft per fondare la Ingels & Borelli Kart Company. Producono go kart impeccabili sotto il nome di Caretta, e riescono a metterne sei esemplari sul mercato già alla fine del 1958 e prima di Natale.

Tuttavia, non è Art Ingels – il padre di tutti i go kart del mondo – a dare un nome al mezzo da lui creato. Il nome go kart si deve invece a Lynn Wineland, ex direttore della Hot rod magazine. Dopo avergli dato il nome, Wineland ha ricevuto 2 dollari per ogni kart venduto. Dalla fine degli anni cinquanta spuntano tanti altri produttori, tanti altri modelli. Ma è grazie a Ingels che un hobby, nato sulle strade della California, si è evoluto al punto da trasformarsi in quello sport che tutti amiamo. E che oggi dà lavoro a tanti, appassionati e non.

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